ADOLESCENTI SENZA DRAGHI DA COMBATTERE




Da molti decenni, ormai, la psicologia ha individuato nella rivoluzione adolescenziale la dinamica essenziale attraverso la quale il ragazzo e la ragazza fanno lo scatto da un assetto ancora filiale a un assetto adulto. Non è un caso che si utilizzi il termine rivoluzione: tale trasformazione della personalità deve avvenire, almeno in parte, mediante una contrapposizione netta e un acceso confronto/scontro dialettico con gli adulti di riferimento: i genitori, ma anche figure che incarnino ruoli di autorità. Non già perché i ragazzi debbano per forza criticare l'intero mondo che li ha partoriti e che li contiene, ma perché tali figure , giocoforza, simboleggiano, per la loro coscienza nascente, "il vecchio mondo", lo stato di cose e di pensieri da cui, per diventare adulti, bisogna prendere le distanze e svilupparne di propri, per poi, in seguito, integrare quanto di buono c'era nel vecchio. L'autonomia di pensiero, quindi, nasce da una contrapposizione critica verso il modo adulto "ufficiale". 

Le nuove generazioni devono sempre apportare elementi di novità, capaci di superare vecchi modelli di pensiero, ma anche nuovi spunti visionari che fanno evolvere la scienza, le arti, la coscienza sociale. Il vecchio"regime", tuttavia, non vuole mollare il potere e offre una tenace resistenza. Eppure è proprio questa resistenza che obbliga l'adolescente a ribellarsi e, quindi, a mobilitare energie, a conoscersi meglio, a tirare fuori parti più adulte. Anche se l'opposizione della generazione precedente dà fastidio, garantisce l'attrito e lo scontro dialettico che fa crescere. In psicologia del profondo i rappresentanti del "vecchio mondo" si chiamano draghi, e l'adolescente deve farsi " eroe che combatte con il drago" per la propria libertà psicologica. Ebbene, da qualche anno invece tale rivoluzione, nella stragrande maggioranza dei casi, non avviene. Per mancanza di draghi.

Mancanza di draghi significa molte cose. Innanzitutto che i genitori hanno perso autorità e autorevolezza agli occhi dei figli, spesso prima ancora dell'adolescenza. Un fenomeno legato perlopiù all'invasione globale di internet, presente nelle tasche di quasi tutti, che induce molti adulti/genitori a condotte adolescenziali, del tutto simili a quelle dei loro figli. I genitori poi o sono troppo presi da lavoro e carriera e non hanno tempo e voglia di discutere e dedicarsi al confronto con i ragazzi; o si sentono in colpa proprio per la loro generale assenza e perché delegano (ai nonni e alla scuola); o "fanno i moderni" perché essi stessi, non sentendosi adulti, non si sentono in diritto di rimproverare i figli. Il risultato è che tanti ragazzi e ragazze proprio non hanno un polo con cui confrontarsi e discutere. Quale rivoluzione si può fare con dei genitori, che nel migliore dei casi, si pongono come amici e, come loro, sono assorbiti dalle regressive dinamiche dei social?

E poi manca tutto il resto: qualcosa per cui combattere sul piano delle conquiste e dei diritti sociali, come avveniva qualche decennio fa, qualche drago da affrontare sul piano ideologico, politico, filosofico: istituzioni vetuste, politiche inadeguate, situazioni sociali da correggere, cose da cambiare. Anzi, per la verità di cose da cambiare ce ne sarebbero tante.

I genitori si lamentano, durante i colloqui, del fatto che i loro figli adolescenti sono sempre arrabbiati, scostanti, di cattivo umore. E spesso alla ricerca della polemica gratuita. "Non capisco - dicono - in fondo questi ragazzi hanno tutto!". Bisogna dire le cose come stanno: hanno molto (forse troppo) ma hanno perso i poli con cui confrontarsi (che, in famiglia, sono tre: la mamma, il papà e la coppia genitoriale). Tutti e tre sembrano oggi deboli, vacillanti, quasi liquidi. Quindi alcuni tra ragazzi entrano in un assetto di ribellione e di polemica continua, da un lato perché sono irritati dal sentire che c'è qualcosa che gli manca ma non sanno cosa sia, dall'altro istintivamente cercano l'attrito perché ne hanno bisogno per sentirsi "in rapporto dialettico" con la generazione precedente, hanno bisogno di lottare per la propria autonomia. "Ma noi gli lasciamo fare tutto quello che vogliono!" ribattono i genitori. Appunto: non opponete resistenza, o lo fate da una posizione di personale nervosismo e insoddisfazione tale da non essere ascoltati. M a la loro autonomia non è conquistata: per questo la stanno ancora cercando.

Nessun commento:

Posta un commento