Il fenomeno che stiamo vivendo è un esempio chiaro di cosa
vuol dire ritrovarsi in uno stato di emergenza. L’emergenza è sanitaria prima
di tutto ma sta diventando anche psicologica. Per definizione l’emergenza è un
contesto complesso che si ha quando ci sono quattro elementi che si
intrecciano:
- Percezione di minaccia
- Vi è la richiesta di attivazione rapida ed immediata sia sul piano decisionale che sul piano assistenziale
- Vi è la percezione di non avere abbastanza risorse per farcela
- Sono attive un gruppo di emozioni intense (timore, rabbia, sorpresa ecc.)
Un primo importante punto da tenere ben in mente, che ci
aiuta a rimanere sempre oggettivi, è che la minaccia è difficilmente
percepibile (si parla di una cosa vista solo da scienziati e che comporta
un’opera di fiducia da parte di tutti noi). Capiamo bene quindi come questo
concorra a generare incertezza ed impotenza.
In questa vicenda bisogna fare molta attenzione alle parole
che utilizziamo, anche e soprattutto sui social, perché le parole che
utilizziamo hanno il potere di aumentare la confusione. Una prima parola che
bisogna assolutamente evitare di utilizzare è la parola guerra. Non siamo in
guerra! il tema della guerra presuppone la presenza di un nemico. non
personifichiamo il virus. Il virus non è una persona e tanto meno è le persone
che ne sono affette. No quindi a stigmatizzazioni le persone malate non sono il
nemico. Questa è una competizione! Il nostro avversario è un essere vivente, fa
parte della natura come noi e dobbiamo affrontarlo restando uniti ed
attenendoci alle indicazioni che ci sono state imposte.
In che modo gli esseri umani partecipano a questa
competizione? ci sono quattro protagonisti:
- Il gruppo di scienziati (che sono la parte della squadra deputata allo studio del fenomeno e che guarda nel molto piccolo)
- Il gruppo dei decisori responsabili della sicurezza degli altri
- I comunicatori, che diffondono le informazioni ed hanno un ruolo importantissimo
- I cittadini
Ognuna di queste parti deve svolgere determinati compiti e
noi, i cittadini, non possiamo esimerci dal fare la nostra parte. dobbiamo
quindi supportarci a vicenda, essere responsabili ed iniziare a fa-fidarci al
gruppo degli scienziati e dei decisori. I comunicatori hanno il compito di
diffondere solo notizie la cui fonte sia stata preventivamente verificata e
comunque devono modulare il tipo di comunicazione tenendo conto che la fetta di
popolazione che la riceve è varia e stratificata.
Il rischio è definito come la possibilità di subire un danno,
una perdita o per il fatto di esporsi ad un pericolo. E’ formato dal rischio
soggettivo e il rischio oggettivo e vi è una distanza emotiva e personale tra i
due. Il rischio oggettivo è l’aspetto scientifico del pericolo, quello
soggettivo sono le emozioni e le sensazioni suscitate nella gente da quel
pericolo. Considerare il rischio soltanto nella sua accezione soggettiva è
controproducente e fa aumentare la probabilità di perdere di vista il focus
reale della situazione portandoci in un mondo di fantasie pessimistiche.
Indicazioni operative per gestire l’ansia
- Comunicare con voce pacata
- Rallentare il ritmo della comunicazione sui social, condividendo solo informazioni verificate.
- Aiutare le persone a noi vicine a capire quello che succede senza cercare di imporre il nostro pensiero, verrà cosi percepito in maniera meno ostile
- Ascoltare le persone a noi vicine
C’è bisogno di ciascuno di noi, non è una guerra e non c’è
bisogno di violenza. è una competizione e l’Italia è forte. Ci vorrà un po’ di
tempo.
Rimaniamo informati, regolarmente. Informiamoci alle 08,
alle 12 e alle 20 ma prendiamoci il tempo per fare altro. Non solo coronavirus.
La vita non si ferma nelle emergenze. Leggiamo il libro la cui lettura
rimandiamo da troppo tempo, passiamo del tempo con i nostri figli, torniamo a
raccontare loro le fiabe. non passiamo tutto il tempo sui social altrimenti
rischiamo la sovra informazione e rischiamo di perdere le comunicazioni
veramente importanti. Non scriviamo per forza cose di cui non abbiamo conoscenza,
perché’ qualcuno leggerà quelle cose e potrà rimanerne erroneamente
impressionato.
Coloro che dicono ai propri figli “stai tranquillo, sei un
ansioso non sta succedendo niente” sono destinati alla sconfitta, perché’ non è
vero. Qualcosa sta succedendo, non una catastrofe, non l’apocalisse. E’ un
problema e lo stiamo affrontando. Esiste un problema, sappiamo che esiste,
facciamo qualcosa di utile in maniera attiva. facciamo quello che è in nostro
potere, atteniamoci alle indicazioni del governo. non neghiamo il problema,
fronteggiamolo.
Non ti vergognare di chiedere aiuto!
Se pensi che la tua paura ed ansia siano eccessive e ti
creano disagio non avere timore di parlarne e di chiedere aiuto ad un
professionista. Gli psicologi conoscono questi problemi e possono aiutarti in
modo competente.
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